LETTERA AI SINDACI ITALIANI
Gioiosa Jonica, novembre 2003
INOLTRATE OLTRE MILLE LETTERE
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE DUE SICILIE di Gioiosa Jonica ha già inoltrato oltre mille copie della seguente lettera, destinata a tutti i Sindaci italiani.
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LA STORIA NON PERDONA NEPPURE AI VINCITORI:E’ L’ORA DI RIVEDERE LA TOPONOMASTICA CELEBRATIVA DEL RISORGIMENTO
Egr. Sig. Sindaco,
in un saggio dal titolo “La repressione del dissenso politico nell’Italia liberale: stati d’assedio e giustizia militare” (“Rivista di storia contemporanea”, 1976, n. 4), l’ex magistrato ed ex presidente della Camera dei Deputati, Luciano Violante rileva l’illegittimità costituzionale di una legge del 1863 (con riferimento all’art.71 dello statuto albertino), rivolta alla repressione del brigantaggio nelle province meridionali, tristemente nota come legge Pica dal nome del suo presentatore.
Indipendentemente dal giudizio tecnico-politico sulla costituzionalità della legge, la valutazione che la storiografia italiana ha dato, a partire dalle opere di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci, e continua a dare, sulle operazioni militari dirette alla repressione del moto è pesantemente negativa: una macchia sull’onore dell’esercito piemontese. E’ un fatto che questo si rese colpevole di uccisioni indiscriminate di briganti, e di non briganti a mero scopo intimidatorio, di fucilazioni sommarie di contadini e contadine, dell’incendio e del saccheggio di centinaia e centinaia di villaggi, di stupri e di altre violenze private, della persecuzione dell’intera classe dei poveri.
La repressione del brigantaggio fu un’operazione selvaggia, che determinò l’insicurezza del vivere per i cittadini di una ventina di province e segnò di amare conseguenze tutte le regioni meridionali per oltre un cinquantennio.
Non si tratta di un giudizio, ma della dura rappresentazione dei fatti. In particolar modo la condanna della storia si abbatte su Nino Bixio, Raffaele Cadorna, Enrico Cialdini, Giuseppe Govone, Alfonso La Marmora, Giuseppe Pica, Ferdinando Pinelli, Pietro Quintini, Gaetano Sacchi, Silvio Spaventa (cfr. le brevi notizie biografiche allegate).
Qualunque celebrazione di questi personaggi è un’onta alla civiltà, al diritto, alla morale corrente, alla memoria storica ed alla dignità delle popolazioni meridionali.
Siamo certi che Codesta Municipalità, come primo atto, vorrà rimuovere le lapidi o altri pubblici segni che ne ricordino il nome e che vorrà cambiare la denominazione delle vie e delle piazze a costoro intitolate, dedicandole a chi ha reso veramente onore alla cultura ed alla civiltà.
Raffaele Cadorna, generale, fu inviato a Palermo in occasione della rivolta del 1866. L’indiscriminata repressione provocò diverse migliaia di vittime.
Enrico Cialdini, luogotenente a Napoli nel 1861. Fu uno dei maggiori responsabili degli eccidi consumati durante la repressione del brigantaggio.
Giuseppe Govone, generale, operò nella valle del Liri e poi in Sicilia, introducendo nell’isola “uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dalle carceri e di pregiudicati” (Franco Molfese, Storia del Brigantaggio dopo l’Unità, pag. 280).
Alfonso La Marmora, generale, prese il posto di Cialdini a Napoli e ne continuò la feroce opera di repressione. Definì “branco di carogne” i soldati borbonici deportati in nord Italia solo perché non intesero passare nell’esercito sabaudo.
Giuseppe Pica, deputato. Insieme al toscano Peruzzi fu il presentatore della legge che instaurò in diverse province meridionali lo stato d’assedio (cosiddetta legge Pica). Questa legge comportò la strage di migliaia di persone incolpevoli e una guerra fratricida.
Ferdinando Pinelli, generale di brigata, ordinò repressioni e violenze inaudite nel Piceno, Teramano ed Aquilano fucilando tutti coloro che “con parole o con denaro o con altri mezzi eccitassero i villici ad insorgere” oppure “con parole od atti insultassero lo stemma di Savoia, il ritratto del re, la bandiera nazionale”.
Pietro Quintini, colonnello, particolarmente famigerato per la strage di Scurcola Marsicana (AQ) del 22 gennaio 1861, dove ordinò il massacro dei prigionieri.
Gaetano Sacchi, generale, comandante della divisione militare di Catanzaro. Mise a ferro e fuoco l’intera provincia.
Silvio Spaventa, quale direttore dell’Interno e di polizia del governo luogotenenziale a Napoli, fece fucilare, imprigionare e deportare moltissimi meridionali, talvolta solo perché tiepidi nei confronti del nuovo Stato unitario. Fu definito “una canaglia” dallo stesso Alfonso La Marmora.
COMUNE DI BACOLI (NA), Comando Polizia Municipale, 14.09.2003
In riferimento alla nota assegnata a questo Comando di P.M. per competenza, si assicura che nella toponomastica di questo Comune non figurano i nomi da codesta Associazione citati.
f.to Il Comandante della P.M.
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COMUNE DI ROMA, 09.10.2003
Gentile Presidente,
giorni fa il Sindaco mi ha fatto pervenire la sua lettera relativa alla denominazione di strade e piazze di Roma ad alcuni personaggi storici. I temi che lei solleva sono senz'altro controversi e di complessa trattazione storica; ma soprattutto più complesso ancora è pensare di rimuovere, in una sorta di "damnatio memoriae", le denominazioni toponomastiche ormai ampiamente storicizzate. Per far questo, peraltro, dovremmo essere autorizzati dal Ministero dei Beni Culturali, unico competente in materia.
Tuttavia, nello spirito che ha sempre contraddistinto la Commissione Toponomastica del Comune di Roma, peraltro composta da illustri studiosi e storici, proporrò alla discussione preliminare della Commissione suddetta quanto da lei richiesto.
In attesa di risentirci le invio i miei cordiali saluti.
f.to L'assessore Gianni Borgna
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COMUNE DI SAN GIORGIO DEL SANNIO (BN), 14.10.2003
Ricordando con indignazione gli eventi storici menzionati nella Vs. lettera ed esprimendone la mia personale condanna, assicuro Codesta Associazione che dalla toponomastica di questo Comune non risultano né strade né piazze intitolate a Nino BIXIO, Raffaele CADORNA, Enrico CIALDINI, Giuseppe GOVONE, Alfonso LAMARMORA, Giuseppe PICA, Ferdinando PINELLI, Pietro QUINTINI, Gaetano SACCHI e Silvio SPAVENTA.
Cordiali saluti.
f.to Il Sindaco Dr. Giorgio Nardone
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COMUNE DI MONTECORVINO ROVELLA (SA), 03.11.2003
Gentile Sig. ZITARA,
il nostro Comune non ha la fortuna di avere strade, piazze o località intitolate ai personaggi di cui alla sua comunicazione.
Abbiamo in compenso una strada intitolata al Cardinale Fabrizio RUFFO.
Cordialmente
f.to Il Sindaco Dott. Alfonso Della Corte